a cura di Emma Ioppi

Il convegno si è tenuto ad Ostia il 4 ottobre 2019 presso il Village, bene confiscato alla criminalità organizzata.
L’evento si è aperto con la prestigiosa partecipazione, tra gli altri, del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, e del Direttore dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, Bruno Frattasi.
Entrambi gli interventi hanno sottolineato l’importanza delle misure di prevenzione, nate dall’intuizione di Pio La Torre che, proprio a causa del suo impegno, perse la vita per mano della criminalità organizzata, dando impulso alla prima forma di legislazione finalizzata alla sottrazione dei patrimoni di pertinenza delle mafie.
E’ stata evidenziata la particolare rilevanza assunta dalle misure di prevenzione ablative finalizzate al sequestro e confisca delle aziende in mano alla criminalità organizzata, per il ruolo e la rilevanza che assumono nel contesto sociale di alcuni territori.
L’allocuzione ha quindi marcato la dicotomia tra il ruolo e le aspettative statuali e dei singoli stakeholders, rispetto alle finalità delle misure ablative imposte alle aziende infiltrate dalle mafie.
Il sequestro e la confisca portano in risalto tutti i limiti di aziende gestite con modalità di concorrenza sleale sul mercato, in assenza del rispetto di qualsivoglia forma di legalità, non solo in riferimento alla provenienza illecita della finanza necessaria alla gestione aziendale, ma anche alla mancata adesione a tutte le normative in materia giuslavoristica e fiscale, bancaria e civilistica.
Con fermezza è stata affermata l’ineludibile esigenza che lo Stato non possa in alcun modo abdicare allo sradicamento dal tessuto economico di tali imprese, nonostante ciò possa comportare la presa di coscienza della loro incapacità a stare sul mercato regolarmente, conclamando, quindi, una loro crisi già ampiamente presente al momento del sequestro o confisca, che devono individuarsi come il valente punto di rottura di un percorso di illegalità.
D’altro canto risulta di altrettanta rilevanza, il riverbero che le misure ablative hanno sui diversi portatori di interesse coinvolti nella gestione di queste aziende; dipendenti e fornitori, ma soprattutto i primi, possono vedere interrotte le proprie aspettative sul futuro, a causa dell’evidenziarsi della crisi delle aziende; ed è proprio in riferimento a questo snodo cruciale che è stata sottolineata l’importanza del ruolo e della professionalità degli amministratori giudiziari, cui è assegnato il gravoso compito di distinguere le aziende già decotte e fuori mercato, già dal momento dell’applicazione della misura di prevenzione, da quelle che intrinsecamente conservano le caratteristiche utili al loro risanamento e riconversione alla legalità e impegnando in primis lo Stato nella ricerca di alternative utili, a fare in modo che gli spazi lasciati dall’illegalità, con le misure ablative applicate alle aziende controllate dalle mafie, vengano riempiti da virtuosi circuiti di legalità.
In tal senso l’ultimo richiamo è stato indirizzato alla politica, perché mostri sempre più sensibilità nel dotare di ulteriori strumenti gli enti e le forze impegnate nella lotta alla criminalità organizzata.

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