A cura della Redazione

La Presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Gabriella Maria Casella, nelle sue riflessioni sulla normativa antimafia non ha esitato a definire la normativa lacunosa e bisognosa di correttivi. Al tempo stesso, però, ha confermato la centralità del sistema di prevenzione antimafia che “assolve ad una funzione regolatrice del tessuto sociale e disvelatrice degli interessi economici che di esso si alimentano per trarne strumenti di ricchezza e di espansione speculativa”. L’idea che la intera legislazione antimafia sia una legislazione del sospetto che si nutre di pulsioni giustizialiste costituisce una rappresentazione non più attuale, che non tiene conto delle profonde modifiche apportate alla interpretazione della legislazione antimafia dal sindacato di costituzionalità e dalla evoluzione della giurisprudenza di legittimità.

Questa visione della prevenzione “rischia di mettere in crisi un intero sistema rendendolo più fragile, esposto alle valutazioni critiche provenienti non solo dalla componente forense, in ragione della legittima tutela dei diritti di difesa che si sostengono non completamente esercitabili in detta sede, ma anche da una opinione pubblica condizionata da poche e limitate vicende rappresentative di isolati comportamenti pregiudizievoli”. La complessità del sistema della prevenzione antimafia rivela la sua effettività nella seconda fase del procedimento relativo alla gestione ed amministrazione dei beni. Le scelte di gestione adottate nella fase del sequestro, infatti, incidono e possono segnare l’utilizzo e la futura destinazione dell’intero compendio appreso. È in questo momento che devono essere impiegate le energie di tutti gli operatori per avviare una costruzione che sia fondata su pilastri adeguati in modo da poter reggere nel futuro.

Vanno trovate soluzioni normative che anticipino al momento del sequestro, la presenza nella procedura di prevenzione degli organi preposti alle valutazioni finalizzate alla assegnazione del bene oltre ad individuare meccanismi di compensazione nella ipotesi di restituzione del bene nel corso della procedura: soluzioni normative che consentano di “convalidare” il lavoro svolto dalla magistratura con il decreto di sequestro dei beni inaudita altera parte in vista di una ‘assegnazione del bene anticipata’.

Vanno delineati i compiti di ausilio dell’ANBSC che solo raramente vengono esercitati e che, invece, dovrebbero costituire un punto fondamentale nella gestione dei beni e delle aziende a partire dal sequestro. Il percorso intrapreso con i tanti Protocolli degli Uffici giudiziari più avveduti andrebbe proseguito “con nuove interpolazioni normative ed in tempi rapidi per assicurare un funzionamento reale del sistema della prevenzione. (…) Non vi sono altre strade per uscire dalla retorica di una critica generalizzata e poco accorta”.


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BREVI SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLA NORMATIVA DEL CODICE ANTIMAFIA DI GABRIELLA MARIA CASELLA

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