A cura di Rossella Ceccarini
L’Organizzazione internazionale che raccoglie le Consob dei singoli Paesi (IOSCO) ha pubblicato nel dicembre 2023 un documento riguardante le pratiche di vigilanza relative al greenwashing (ossia il Final Report FR12/23 Supervisory Practices to Address Greenwashing) con cui ha ammonito le Authority a non abbassare la guardia. Il Rapporto pone l’attenzione anche a due derivazioni del concetto di greenwashing ossia il greenhushing e il greenbleaching. Il primo viene indicato come «l’atto dei team di gestione aziendale di sotto dichiarare o nascondere le loro credenziali di sostenibilità per eludere il controllo degli investitori». Il secondo «è un termine utilizzato, ad esempio, quando un fornitore di servizi o prodotti di investimento che è in pratica “verde”, sceglie di non dichiarare di esserlo per evitare requisiti normativi aggiuntivi e un potenziale rischio normativo o legale».
Secondo il Final Report FR12/23 esistono ancora rischi rispetto alla protezione degli investitori e all’integrità del mercato nonostante nella maggior parte dei paesi le Autorità di vigilanza abbiano provveduto ad implementare le normative. In generale, scrive IOSCO, «la crescita degli investimenti Esg e dei prodotti legati alla sostenibilità ha portato a diverse sfide riguardanti l’affidabilità, la coerenza e la comparabilità delle informazioni disponibili e il rischio di greenwashing. Queste sfide includono lacune nei dati a livello aziendale, problemi derivanti dalla proliferazione di fornitori di rating e di prodotti di dati Esg, come la mancanza di coerenza e di trasparenza nelle terminologie alla base dei rating e dei prodotti di dati Esg, la mancanza di trasparenza nelle metodologie, nell’etichettatura e nella classificazione, le diverse interpretazioni della materialità, la gestione dei conflitti di interesse, le lacune nelle competenze e nell’esperienza e l’evoluzione degli approcci normativi». Il Rapporto si sofferma anche sugli ostacoli che hanno incontrato le precedenti Raccomandazioni in materia, ossia: lacune nei dati e nella trasparenza, qualità e affidabilità dei rating ESG, incoerenza nell’etichettatura e nella classificazione dei prodotti legati alla sostenibilità, rapida evoluzione della normativa di riferimento ed esigenza di sviluppare e rafforzare le capacità e le competenze in materia. La finanza sostenibile è uno spazio in continua evoluzione. Le aziende, i gestori patrimoniali, i rating ESG e i fornitori di prodotti dati, gli investitori, i fornitori di informazioni, i regolatori e i policy maker dovranno agire di concerto per combattere il greenwashing e contribuire a costruire un ecosistema più affidabile per garantire la fiducia nei mercati finanziari sostenibili. A parere di IOSCO il greenwashing rimane una preoccupazione fondamentale quale ritardo di governance e di cultura. Infatti, secondo il Rapporto «il greenwashing può essere il risultato di diversi fattori o cause interconnesse; queste possono variare dalle sfide nell’implementazione dei processi e degli strumenti di governance necessari a supportare un’informativa di sostenibilità di alta qualità, alla mancanza di competenze e conoscenze in materia di sostenibilità da parte delle autorità di vigilanza e dei partecipanti al mercato».