Presentazione della seconda edizione del volume “Amministrazione e controllo giudiziario. Prevenzione e bonifica dell’infiltrazione mafiosa nelle imprese” di Gennaro Brescia, Sandro Cavaliere e Giovanni Mottura
a cura di Marcella Vulcano
Negli ultimi anni le misure di prevenzione patrimoniali hanno subito una profonda evoluzione. Il legislatore per prevenire e contrastare l’espansione delle mafie e la loro capacità di insinuarsi in realtà imprenditoriali sane ha introdotto nuove misure, alternative a quelle classiche del sequestro e della confisca che non sempre si sono rivelate efficaci per afferrare il diversificato fascio di rapporti collusivi tra mafie e imprese. La l. n. 161/2017 di riforma del d. lgs. n. 159/2011, cd. codice antimafia (di seguito anche “cam”), ha introdotto i nuovi strumenti del controllo giudiziario delle aziende a rischio di infiltrazione mafiosa, all’art. 34 bis cam e l’amministrazione giudiziaria dei beni connessi alle attività economiche e delle aziende all’art. 34 cam.
Si tratta di strumenti diretti al recupero di realtà economiche che, seppure incise da tentativi di infiltrazione mafiosa o da situazioni di illegalità, manifestino ancora un grado di autonomia gestionale dalle organizzazioni criminali o comunque una capacità di emendatio dalle disfunzioni di illegalità. La ratio normativa è quella di recuperare quelle imprese che presentano un core business non ancora totalmente compromesso e, anzi, sufficiente a consentire un’attività economica corretta risultando, pertanto, meritevoli di un intervento eterodiretto da parte dello Stato, volto alla bonifica programmatica delle posizioni critiche nella prospettiva di un loro reinserimento nel circuito dell’economia legale, una volta depurate dagli elementi inquinanti.
Questo nuovo approccio dell’ordinamento, che ha inaugurato un modello di intervento statuale, “dialogante” rispetto alle imprese in crisi di legalità, si è sviluppato anche sul fronte amministrativo. Infatti, l’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario coesistono con una serie di altre misure: il sistema delle informazioni antimafia interdittive; il modello di responsabilità degli enti ex d.lgs. n. 231/2001; le misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio delle imprese di cui al d.l. n. 90/2014 convertito in l. n. 114/2014; le misure che operano sul piano reputazionale, come i protocolli di legalità ed i compliance programs; le norme sul rating aziendale del codice dei contratti pubblici; la “prevenzione collaborativa” applicabile dal Prefetto quando accerta che i tentativi di infiltrazione mafiosa sono riconducibili a situazioni di agevolazione occasionale.
Ma vi è di più! Le potenzialità espansive del diritto della prevenzione, oltre all’ampliamento del ventaglio di strumenti messi a disposizione dal legislatore per prevenire e contrastare l’infiltrazione mafiosa, hanno generato anche un’evoluzione applicativa da parte della giurisprudenza – che è stata poi assecondata dal legislatore con la novella del 2017 – che ha visto disporre le misure antimafia anche per prevenire e contrastare la criminalità da profitto, indipendentemente da condizionamenti mafiosi. Lo strumento che può essere utilizzato a tale scopo è l’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende. Quest’ultima, infatti, può essere disposta sia nel caso in cui, a seguito di indagini patrimoniali, siano emersi sufficienti indizi per ritenere che il libero esercizio dell’attività economica, sia direttamente o indirettamente sottoposto alle condizioni di intimidazione o di assoggettamento previste dall’art. 416-bis c.p. (ipotesi dell’impresa vittima), sia nel caso in cui l’esercizio dell’attività economica “possa comunque agevolare” soggetti nei confronti dei quali sia stata proposta o applicata una misura di prevenzione personale o patrimoniale oppure nei cui confronti penda un procedimento penale per uno dei reati presupposto previsti dalla norma (ipotesi dell’impresa agevolatrice). Si tratta non solo dei reati di criminalità organizzata ma, a titolo esemplificativo, anche dei reati contro la pubblica amministrazione commessi in forma associativa, di truffa aggravata ai danni dello stato, bancarotta, corruzione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, riciclaggio, autoriciclaggio, etc.
Di questo nuovo orizzonte applicativo, la Procura di Milano e il Tribunale di Milano Sezione Autonoma Misure di Prevenzione, si sono fatti promotori al punto che, negli ultimi anni, si è registrata una vera e propria deflagrazione applicativa dell’amministrazione giudiziaria anche rispetto ad enti che agevolano la commissione di reati economici in assenza di condizionamenti mafiosi. Di recente, infatti, grandi imprese nazionali ed internazionali sono state raggiunte da provvedimenti giudiziari conseguenti all’accertamento di gravi irregolarità nella gestione di appalti e subappalti, per aver agevolato con la propria attività economica soggetti terzi indagati per reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro art. 603 bis c.p. e, in alcuni casi, di riciclaggio e autoriciclaggio (artt. 648 bis e 648 ter, 1° c., c.p.).
A tali operatori economici è stata contestata una “colpa in organizzazione”, cioè “l’aver violato le normali regole di prudenza e buona amministrazione imprenditoriale che costituiscono norme di comportamento esigibili sul piano della legalità da un soggetto che opera ad un livello medio-alto nel settore degli appalti di opere e servizi” (Trib. Milano, Sez. Autonoma Misure di Prevenzione, decreto 28 maggio 2020, n. 9, Pres. Roia, Uber Italy s.r.l.).
La nuova frontiera della prevenzione patrimoniale inaugurando forme inedite di collaborazione tra Stato e impresa, mira alla bonifica non solo del contesto aziendale destinatario della misura, ma anche del settore di riferimento, attraverso il coinvolgimento dei competitors, delle associazioni datoriali, delle rappresentanze sindacali, delle istituzioni.
In questo modo l’operatore economico, lungi dall’essere emarginato dal mercato, diviene “modello” per i competitors. Si attua così un effetto trascinamento del mercato verso situazioni di legalità, eticamente connotate, e si realizza una sintesi meritoria tra l’esercizio dell’attività d’impresa costituzionalmente garantito ex art. 41 Cost. e una prevenzione incisiva delle disfunzioni di illegalità. È ciò che accade quando l’impresa, nell’ambito di un progetto condiviso del valore azienda, riesce a capitalizzare l’intervento statale, guardando ad esso non come ad una invasione e compressione del diritto d’impresa costituzionalmente protetto, ma come ad una opportunità per promuovere e attuare una politica aziendale improntata ai valori di trasparenza, integrità, correttezza e rispetto delle norme che favoriscono la prevenzione dei reati e lo sviluppo virtuoso e sostenibile del business.
Dell’evoluzione della legislazione antimafia, della prassi giurisprudenziale, della recente casistica giudiziaria, delle best practices nella prevenzione “mite” e delle possibili frizioni tra misure amministrative e giurisdizionali antimafia, parlano gli Autori Gennaro Brescia, Sandro Cavaliere e Giovanni Mottura nel volume “Amministrazione e controllo giudiziario. Prevenzione e bonifica dell’infiltrazione mafiosa nelle imprese” che sarà presentato a Milano il prossimo 20 giugno presso la Giuffrè Francis Lefebvre Digital HUB – via Monte Rosa, 91 Milano.
Alla presentazione parteciperanno, insieme agli Autori Gennaro Brescia, Sandro Cavaliere e Giovanni Mottura, la Dott.ssa Lucia Spagnuolo Vigorita, giudice della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, il Prof. Fabio Basile, ordinario di diritto penale all’Università degli Studi di Milano e la Presidente Advisora Avv. Marcella Vulcano.
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