a cura di Rossella Ceccarini

Il Politecnico di Milano – Osservatorio Permanente sulla Pubblica Amministrazione Locale (OPPAL) ha effettuato, nel corso di quest’anno, un’indagine in tema di pubbliche amministrazioni locali e beni immobili confiscati.

Il questionario di approfondimento è stato redatto in collaborazione con l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Lo scopo del questionario è stato quello di trarre un quadro della consistenza del patrimonio confiscato e delle modalità con cui le pubbliche amministrazioni locali lo rendono disponibile alla comunità. In particolare, le domande vertono sul numero ed il tipo di immobili, le nuove funzioni, i destinatari, le fonti di finanziamento.

I beni confiscati alle mafie rappresentano un “tesoretto” perché, una volta sottratti alla criminalità organizzata, possono essere reintegrati nel circuito legale e messi a disposizione della società civile. ​ Questi beni, che includono aziende, case e terreni, possono essere utilizzati per scopi sociali, come il supporto ai servizi del terzo settore, l’assistenza e il welfare. ​Inoltre, il loro riutilizzo può contribuire a migliorare l’economia locale, creare posti di lavoro e affrontare emergenze abitative, come quella degli studenti. In questo modo, i beni confiscati diventano una risorsa preziosa per le comunità, trasformando un simbolo di illegalità in un’opportunità di sviluppo e crescita sociale. ​I beni confiscati alle mafie sono in crescita e vengono sempre più spesso destinati ai Comuni per usi sociali. ​

Dal 2010, anno di nascita dell’ANBSC, i beni confiscati sono aumentati del 77,24%, raggiungendo 24.789 unità. Nel 2023 sono stati destinati 3.927 beni, grazie ad una migliore collaborazione con gli enti territoriali. La maggior parte degli immobili confiscati viene utilizzata per scopi sociali, con una prevalenza di appartamenti in condominio ed una gestione indiretta da parte del terzo settore. Le principali difficoltà riscontrate in questo processo riguardano vincoli amministrativi e manutentivi (carenza di manutenzione tale da compromettere l’utilizzo), ma sono stati fatti progressi nella riduzione dei tempi burocratici. Proposte future includono l’uso di immobili per studentati e l’attrazione di investitori stranieri per i terreni agricoli. Le amministrazioni territoriali hanno un ruolo centrale nella gestione dei beni confiscati alle mafie. Sono responsabili della destinazione e del riutilizzo di questi beni, spesso per scopi sociali e a supporto del terzo settore. Tuttavia, non tutte le amministrazioni sono pienamente consapevoli della loro importanza in questo processo, come evidenziato dal fatto che solo il 42% delle amministrazioni coinvolte ha collaborato all’indagine del Politecnico di Milano.

Tale indagine, esitata nel XVII Rapporto del 2024 sull’efficienza dei processi concessori, realizzato dal Real Estate Center del Politecnico di Milano, analizza le tempistiche e le modalità dei procedimenti amministrativi per il rilascio di titoli urbanistici ed edilizi. La ricerca ha coinvolto 107 pubbliche amministrazioni locali, con un focus sui beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. I risultati mostrano una riduzione dei tempi medi per il rilascio del certificato di destinazione urbanistica (15 giorni) e per l’approvazione dei piani attuativi (7,3 mesi). Milano è il Comune con il maggior numero di beni confiscati assegnati (238). La gestione indiretta dei beni, affidata a soggetti del terzo settore, è la modalità più utilizzata. ​

La Relazione semestrale al Parlamento sui beni sequestrati e confiscati, aggiornata al 15 luglio 2024, fornisce poi dati statistici sui beni sequestrati e confiscati nell’ambito dei procedimenti di prevenzione, come previsto dall’art. 49 d.lgs. n. 159/2011. La raccolta dei dati è disciplinata dal codice antimafia e dal decreto del Ministero di Grazia e Giustizia del 24 febbraio 1997, n. 73. I dati sono raccolti e gestiti dal Ministero della Giustizia attraverso una Banca dati centrale (BDC). La BDC è alimentata dai flussi informativi provenienti dal sistema informativo delle misure di prevenzione (SIT.MP), che ha sostituito il precedente sistema SIPPI. La Relazione analizza i flussi informativi tra l’ANBSC e la BDC, evidenziando le criticità ed i rimedi intrapresi. I beni sono classificati in diverse categorie, tra cui immobili, mobili, mobili registrati, beni finanziari ed aziende. ​

Nella Relazione sono riportati i seguenti dati statistici:

– procedimenti iscritti: dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2023 sono stati iscritti 2.172 procedimenti;

– beni inseriti in BDC: al 15 luglio 2024 i beni registrati in BDC sono 52.669, con una diminuzione rispetto al periodo precedente;

– distribuzione geografica: la maggior parte dei procedimenti e dei beni registrati proviene dalle aree meridionali e insulari dell’Italia;

– ​tipologie di beni: la maggior parte dei beni registrati sono immobili (48,1%), seguiti da beni mobili e mobili registrati;

– beni sequestrati e confiscati: al 15 luglio 2024 i beni in sequestro sono 1.319, mentre i beni confiscati sono 30.423;

– analisi dei beni destinati: al 15 luglio 2024 i beni destinati sono 8.889, con un incremento rispetto al periodo precedente. Nel 2023 sono stati destinati 3.446 beni, di cui 3.126 immobili e 320 aziende.

La Relazione evidenzia, infine, l’importanza di una corretta e tempestiva registrazione dei dati per migliorare l’efficacia della gestione dei beni sequestrati e confiscati.


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I BENI CONFISCATI ALLE MAFIE COME RISORSA DA REINTEGRARE NEL CIRCUITO LEGALE
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