A cura di Rossella Ceccarini
Il 27 febbraio 2024 il Parlamento europeo ha approvato, in via definitiva, nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale con lo scopo di tutelare più efficacemente l’ambiente e di introdurre misure finalizzate alla prevenzione e al contrasto della criminalità ambientale. Fra i reati ambientali: il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche, l’inquinamento provocato dalle navi, i c.d. “reati qualificati”, ossia quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).
Per i reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d’impresa è prevista la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Per i c.d. reati qualificati, è prevista la reclusione per un massimo di 8 anni; per quelli che causano la morte di una persona la pena è di 10 anni; per tutti gli altri di 5 anni. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e a ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie.
A seguito della votazione in plenaria, il relatore per il Parlamento europeo Antonius Manders (PPE, NL) ha dichiarato: “È giunto il momento che la lotta alla criminalità transfrontaliera assuma una dimensione europea, con sanzioni armonizzate e dissuasive che impediscano nuovi reati ambientali. Con questo accordo, chi inquina paga. Ma non solo: è anche un enorme passo avanti nella giusta direzione. Qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di provocare inquinamento, infatti, potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell’impresa. Con l’introduzione del dovere di diligenza, poi, non ci sarà modo di nascondersi dietro a permessi o espedienti legislativi”.
La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Gli Stati membri avranno poi due anni per recepire le norme nel diritto nazionale.