a cura di Rossella Ceccarini
È stato pubblicato dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) lo Studio n. 23 della serie “Quaderni dell’antiriciclaggio” – settembre 2024, dal titolo “Corruption risk indicators in public procurement: A proposal using Italian open data”, che, sulla base dei dati forniti dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ha identificato alcuni indicatori analitici che misurano il rischio di corruzione, focalizzandosi su alcuni aspetti specifici di ciascuna gara di appalto. Secondo lo Studio, aggregando gli indicatori è possibile calcolare una misura di rischio a livello di aggiudicazione, di stazione appaltante e di impresa aggiudicatrice. Tali indicatori, calcolati per le gare pubblicate in Italia tra gennaio 2018 e giugno 2023, identificano caratteristiche specifiche della gara d’appalto o del processo di aggiudicazione del contratto, che possono segnalare una potenziale vicinanza a contesti corruttivi. È noto, infatti, come in Italia il settore degli appalti pubblici abbia da sempre costituito terreno fertile per pratiche corruttive. Infatti, le ingenti risorse destinate agli appalti rendono tale settore particolarmente vulnerabile alla corruzione, che a sua volta in Italia è contraddistinta da uno stretto legame con la criminalità organizzata ed è destinata ad accentuarsi in ragione delle forti infiltrazioni della criminalità nell’economia del Paese. L’aggregazione degli indicatori analitici consente di calcolare un indice di rischio di corruzione complessivo per ciascuna aggiudicazione.
Gli indicatori proposti presentano diversi potenziali utilizzi nell’ambito dell’antiriciclaggio:
– nell’analisi strategica, possono consentire l’elaborazione di mappe di rischio territoriale e settoriale;
– in ambito operativo, permettono di arricchire il patrimonio informativo che supporta le funzioni istituzionali della UIF;
– nel monitoraggio dell’utilizzo dei fondi pubblici, inclusi quelli previsti dal PNRR, potrebbero essere utilizzati come strumento preliminare di screening per orientare l’azione delle altre autorità.
Sicuramente, costituiscono strumenti preziosi per rafforzare le misure di prevenzione e contrasto alla corruzione ed al riciclaggio, migliorando la capacità delle istituzioni di identificare e mitigare i rischi associati a condotte illecite nel settore degli appalti pubblici.
Un contributo significativo di questo lavoro è l’utilizzo di dati riservati dell’Unità di Informazione Finanziaria per validare gli indicatori proposti e per fornire evidenza della loro efficacia.
Secondo quanto emerge dallo Studio, le potenziali applicazioni operative di questi indicatori riguardano:
– il monitoraggio delle gare pubbliche;
– la classificazione delle autorità appaltanti;
– la classificazione delle imprese appaltatrici in base al rischio;
– il contributo alle attività investigative e antiriciclaggio.
Un profilo critico, peraltro, attiene all’elevato numero di omesse comunicazione all’ANAC da parte delle stazioni appaltanti, soprattutto di piccole dimensioni e collocate nelle regioni del Sud e delle Isole, con tutto ciò che ne deriva in termini di potenziale sottostima del rischio nelle suddette aree.
Nell’analisi svolta dall’UIF si dà atto del fatto che, tra le gare che presentano il valore dell’indicatore più elevato (ossia le gare con il più alto rischio di corruzione), rientrano principalmente gli appalti relativi ai settori speciali ed alle forniture di prodotti.