A cura di Rossella Ceccarini CORTE DI CASSAZIONE, Sezione IV, sentenza n. 8476, udienza 20.10.2022, depositata il 27.02.2023 La Sezione IV della Suprema Corte con la sentenza n. 8476/2023 nell’annullare la sentenza di condanna del giudice di merito ha chiarito
D.lgs. n. 19/2023 – Inserimento di un nuovo reato presupposto per la responsabilità 231/2001 per le false dichiarazioni ai fini del «certificato preliminare»

Il decreto legislativo del 2 marzo 2023 n. 19 sulle trasformazioni, fusioni e scissioni societarie transfrontaliere, adottato in attuazione della direttiva (UE) 2019/2121, inserisce un nuovo reato presupposto (art. 54) inerente la responsabilità ex d.lgs. n. 231/2001 relativo alle false od omesse dichiarazioni per il rilascio del certificato preliminare, necessario per attestare il regolare adempimento, in conformità alla legge, degli atti e delle formalità preliminari alla realizzazione della fusione (art. 29).
Esclusa l’ipotesi della presunzione di irrilevanza dei rapporti di parentela nell’applicazione dell’interdittiva antimafia

Con la sentenza n. 90/2023 il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria, Sezione Staccata di Reggio Calabria, nel rigettare il ricorso ha ribadito che l’interdittiva antimafia costituisce una misura preventiva che prescinde dall’accertamento di singole responsabilità penali nei confronti dei soggetti che ne sono colpiti, che si fonda sugli accertamenti compiuti dai diversi organi di polizia valutati, per la loro rilevanza …
I liberi professionisti non possono essere destinatari di interdittiva o informativa antimafia

Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2212/2023 ha respinto il ricorso che sosteneva applicabile ad un libero professionista il regime che scatta per infiltrazione mafiosa nell’ente locale affermando che quest’ultimo non può essere colpito da interdittiva antimafia anche se sono intercorsi rapporti professionali con un Comune sciolto per mafia, in quanto la disciplina dell’esclusione si applica strettamente all’ambito delle imprese e non può applicarsi ad un appartenente a una professione intellettuale: la persona fisica che non riveste la qualità di titolare di impresa o di società non può essere destinataria di una informativa antimafia di tipo interdittivo.
Ambito di operatività della comunicazione di avvio del procedimento nell’interdittiva antimafia

Con la sentenza n. 1001 il TAR della Campania si è pronunciato in merito all’applicabilità dell’obbligo di comunicazione ex art. 7 l. n. 241/1990 e art. 92, comma 2-bis, d.lgs. n. 159/2011 (per come modificato dall’art. 48, comma 1, lett. a, l. n. 233/2021) ai procedimenti volti all’adozione delle c.d. interdittive antimafia.
È da ritenersi legittimo il sequestro da parte del Procuratore europeo in caso di indebita percezione di contributi comunitari e finanziamenti agevolati durante il COVID-19

La Sezione VI della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal Procuratore europeo delegato della sede di Palermo e ha annullato l’ordinanza (con rinvio per un nuovo giudizio) affermando che l’art. 30, par. 1, del Regolamento (UE) 2017/1939 del Consiglio del 12 ottobre 2017 relativo all’attuazione di una cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura europea (“EPPO”) stabilisce che …
Interdittiva antimafia ed escussione delle garanzie (provvisoria e definitiva) nei contratti pubblici
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia (Sezione seconda) con la sentenza n. 291 del 10 febbraio 2023 di accoglimento del ricorso chiarisce che, in base all’art. 108 (Risoluzione), comma 2, lett. B), d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici): “Le stazioni appaltanti devono risolvere un contratto pubblico durante il periodo di efficacia dello stesso qualora: [….] b) nei confronti dell’appaltatore sia intervenuto un provvedimento definitivo che dispone l’applicazione di una o più misure di prevenzione di cui al codice delle leggi antimafia e delle relative misure di prevenzione”.
Domanda di ammissione del credito nei procedimenti di confisca penale allargata
Rimessa alle Sezioni Unite la questione del sequestro preventivo in materia di reati tributari e fallimento

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rimesso alle Sezioni Unite la seguente questione: “se, in caso di fallimento dichiarato anteriormente alla adozione del provvedimento cautelare di sequestro preventivo, emesso nel corso di un procedimento penale relativo alla commissione di reati tributari, avente ad oggetto beni attratti alla massa fallimentare, l’avvenuto spossessamento del debitore erariale, indagato o, comunque, soggetto inciso dal provvedimento cautelare, per effetto della apertura della procedura concorsuale operi o meno quale causa ostativa alla operatività del sequestro ai sensi dell’art. 12-bis, comma 1, del d. lgs. n. 74 del 2000, secondo il quale la confisca e, conseguentemente il sequestro finalizzato ad essa, non opera nel caso di beni, pur costituenti il profitto o il prezzo del reato, se questi appartengono a persona estranea al reato”.
La non prorogabilità ex lege del “rating di legalità” in caso di accertata mancanza dei presupposti per il rinnovo

Il TAR Lombardia, Sezione I, con la sentenza n. 364/2023 si è occupato della mancata assegnazione, a favore di un raggruppamento temporaneo di imprese, del punteggio previsto dal disciplinare di gara per il possesso del rating di legalità (quale meccanismo premiale degli standard di legalità adottati dall’offerente).
Il rapporto tra giudizio di impugnazione dell’interdittiva antimafia e gli istituti del controllo giudiziario e del commissariamento dell’impresa appaltatrice

Il Consiglio di Stato ha chiarito che la pendenza del controllo giudiziario ex art. 34-bis, comma 6, d.lgs. n. 159/2011 non può considerarsi causa di sospensione né del giudizio di impugnazione contro l’informazione antimafia interdittiva, né delle misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio di imprese previste dall’art. 32, comma 10, d.l. n. 89/2014.
La tutela del whistleblower nella divulgazione delle notizie di interesse pubblico

Con la sentenza Halet contro Lussemburgo, ricorso 21884/2018, depositata il 14 febbraio 2023, la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha esteso la tutela riconosciuta dall’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo al whistleblower che divulga informazioni fiscali da lui possedute in ragione dell’attività lavorativa svolta ponendo alla base di tale estensione la scelta di anteporre agli obblighi di riservatezza l’interesse pubblico su notizie di ambito generale.
L’accertamento del maggior reddito del socio occulto
La prova della qualifica di “amministratore di fatto” nei reati tributari

La Suprema Corte con la sentenza n. 5577 del 09.02.2023 ha annullato senza rinvio la sentenza emessa nei confronti di uno dei due ricorrenti a causa della intervenuta prescrizione di alcuni reati rinviando ad altra sezione della Corte di Appello di Roma limitatamente ai residui reati a lui ascritti affermando che la tenuta della contabilità non costituisce, di per sé, atto gestorio dell’ente, nemmeno se si tratta, come nel caso di specie, di “contabilità separata”.
Fallimento e sequestro preventivo: i beni ricompresi nell’attivo fallimentare possono essere oggetto di sequestro preventivo

Con la sentenza n. 5255, depositata il 07.02.2023, la Sezione III della Suprema Corte ha ritenuto non fondato il ricorso proposto avverso una ordinanza di rigetto emessa dal Tribunale di Trani di una richiesta di riesame proposta da un curatore fallimentare avverso il decreto di sequestro preventivo con cui era stata applicata, a carico di due società, la predetta misura cautelare, finalizzata alla confisca diretta, per l’importo corrispondente al profitto del reato di omesso versamento di ritenute (art. 10 d.lgs. n. 74/2000).
Amministrazione giudiziaria di impresa soggetta a misura preventiva e prosecuzione del rapporto di lavoro

La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con l’ordinanza n. 1600 depositata il 19.01.2023 rigetta il ricorso e conferma la sentenza impugnata del Tribunale di Roma con la quale era stata respinta la domanda proposta da una dipendente volta alla declaratoria dell’illegittimità dell’atto di risoluzione del rapporto emesso dagli amministratori giudiziali di una s.r.l. sottoposta a sequestro preventivo, ex art. 56 d.lgs. n. 159 del 2011. La Corte afferma che, in caso di amministrazione giudiziaria di impresa soggetta a misura preventiva, il rapporto di lavoro non può proseguire di diritto con l’amministrazione, ma solo a seguito di apposito provvedimento autorizzativo del Giudice Delegato.